ITALIA – CAPO DI UNA CELLULA DI ESTREMA DESTRA INCONTRA A BERNA ESPONENTI DI JUNGE TAT

Luglio 2021 / Di Fabian EberhardStv. Chefredaktor SonntagsBlick


I verbali segreti delle intercettazioni. I verbali delle intercettazioni rivelano che, poco prima del suo arresto, il capo della cellula era stato in visita a Berna presso il gruppo Junge Tat. Terrorista italiano ha fatto visita a estremisti di destra in Svizzera. Quattro neonazisti di Milano stavano pianificando attentati in Italia.

Erano pronti a tutto. Quattro neonazisti di Milano (I), studenti di scienze politiche, tutti poco più che ventenni. Il loro piano: attentati contro la sinistra e i migranti. Il loro obiettivo: il rovesciamento del governo e l’instaurazione di una dittatura fascista.

Il 16 giugno la cellula di estrema destra si mise in marcia per attaccare la sua prima vittima: un musulmano di colore.

Gli investigatori dell’unità antiterrorismo italiana Digos li hanno fermati all’ultimo minuto. Hanno arrestato i giovani nel centro di Milano. Nello zaino di uno dei quattro, gli agenti hanno trovato passamontagna, manganelli e un coltello.
Legami con compagni svizzeri

Quello che i giovani terroristi non sapevano era che gli investigatori li avevano tenuti sotto osservazione per mesi. Il SonntagsBlick è in possesso dei verbali di sorveglianza della magistratura milanese. Essi dimostrano quanto fossero pericolosi i quattro neonazisti e come, poco prima del loro arresto, avessero instaurato legami con compagni svizzeri che condividevano le loro idee.

Il responsabile dei contatti con la Svizzera era il capo della cellula milanese, A. T.*. Nelle chat criptate con i suoi compagni, il ventenne agiva sotto lo pseudonimo di «Breivik», dal nome del terrorista di destra Anders Breivik, che nel 2011 aveva ucciso 77 persone nell’attentato sull’isola norvegese di Utøya.

Il 15 maggio, il giovane Breivik si recò a Berna, dove incontrò i membri del gruppo di estrema destra Junge Tat che lo avevano invitato. Le autorità di sicurezza osservarono l’incontro. I neonazisti fecero insieme un’escursione in una «zona boschiva isolata», poi si scontrarono con alcuni attivisti antifascisti.

Entusiasta dell’incontro con gli svizzeri

Il milanese T. non voleva solo stringere contatti con persone che la pensavano come lui in Svizzera, ma anche acquistare un’arma. Già prima del suo viaggio a Berna aveva messo in piedi un affare, che però alla fine è fallito. Non è chiaro se il proprietario dell’arma fosse un membro della Junge Tat.

T. si è mostrato entusiasta dell’incontro con gli svizzeri. Tornato a Milano, in una conversazione telefonica intercettata ha parlato con entusiasmo degli attivisti del gruppo e dei loro corpi temprati dall’addestramento al combattimento: «Guardali e poi guarda quelli di Casapound o Forza Nuova (gruppi neonazisti italiani, ndr), quei tipi grassi con la cirrosi epatica. È tutta un’altra cosa».

Solo la presenza pubblica di Junge Tat sui social media era sospetta per il milanese. Il gruppo si presenta come sovversivo, ma opera «alla luce del sole». Ciò offre alle autorità di sicurezza inutili punti di attacco.

Fantasie di una guerra razziale globale

Gli estremisti di destra della Junge Tat puntano su video di propaganda prodotti in modo professionale, che diffondono online tramite Instagram e Telegram. Con le loro apparizioni, il gruppo è riuscito a rendere nuovamente attraente l’estremismo di destra per i giovani. Migliaia di persone seguono i loro canali.

All’esterno, i membri della Junge Tat si presentano come patrioti alla moda. Ma dietro le quinte fantasticano di una guerra razziale globale e creano reti internazionali. Le autorità hanno già preso provvedimenti contro il gruppo in diverse occasioni. Nei cantoni di Zurigo e Lucerna alcuni sostenitori sono stati temporaneamente arrestati e le armi sequestrate.

Dopo l’incontro a Berna, i militanti milanesi intendevano mantenere i contatti con la Junge Tat. Sebbene volessero operare principalmente in Italia con la loro cellula, chiamata «Avanguardia Rivoluzionaria», intendevano anche creare una rete internazionale.
Obiettivo: «supremazia della razza bianca»

Questi piani sono stati per il momento sventati dagli investigatori antiterrorismo. Da documenti giudiziari milanesi emerge che gli investigatori hanno classificato il gruppo di quattro persone come «grave minaccia all’ordine pubblico».

I dialoghi tra «Breivik» e i suoi compagni dimostrerebbero che l’attacco sventato contro il musulmano di colore del 16 giugno sarebbe stato solo l’inizio di una serie di attentati contro migranti, esponenti della sinistra e «l’élite».

Secondo i documenti, tutte le attività dell’Avanguardia Rivoluzionaria hanno lo stesso obiettivo strategico: l’affermazione della «supremazia della razza bianca». E l’eliminazione di chi la pensa diversamente.

*Nome noto alla redazione



Pubblicato

in

da

Tag: